sabato 22 aprile 2017

Le elezioni francesi, le analogie con gli Stati Uniti ed il passo avanti verso il baratro


Domenica 23 aprile in Francia si svolgerà il primo turno delle elezioni presidenziali.

Secondo i sondaggi, i favoriti per andare al ballottaggio sono Marine Le Pen, la leader del partito della destra populista, ed Emmanuel Macron, leader centrista appoggiato dai media ed esterno ai partiti.


A contendere la partita del ballottaggio ci sono anche Fillon, per il centro destra gaullista ma al centro di uno scandalo giudiziario, e Melenchon, leader della sinistra radicale e protagonista di una clamorosa rimonta appoggiato soprattutto dai giovani, più indietro Hamon, esponente socialista danneggiato dall'insoddisfazione popolare per il presidente uscente, il socialista Hollande.

L'eventuale ballottaggio tra la Le Pen e Macron rappresenta un vero rischio per il futuro della Francia e quindi dell'Europa di cui rappresenta  uno dei principali fulcri.

La Le Pen è radicalmente antieuropeista e sicuramente la sua presidenza rappresenterebbe una netta rottura forse simile a quella di Trump negli Stati Uniti con l'aggravante del passato fascista del suo partito e della posizione chiaramente antieuropeista. Non c'è dubbio che una sua vittoria rappresenterebbe la fine quanto meno dell'Euro se non addirittura di tutta l'Unione Europea.

Macron merita un breve approfondimento. ex ministro delle finanze del governo socialista voluto da Hollande, ex socialista, uscito dalla banca Rotchild, appoggiato dai media, è nei fatti il rappresentante dell'establishment ma in queste elezioni è riuscito con successo a disegnarsi un personaggio completamente diverso, presentandosi come  un politico estraneo ai partiti nonostante il passato come ministro delle finanze di uno dei governi più odiati della storia francese.

Macron senza dubbio è rassicurante per gli interessi della grande finanza e del sistemo economico francese attuale che per questo lo spinge, ed allo stesso tempo riscuote appeal nella popolazione francese che non lo identifica come appartenente alla politica tradizionale, nonostante in sostanza non proponga alcuna novità economica e sia pro europa almeno in sostanza.

Resta da vedere se questo personaggio resisterà ad un ballottaggio  o se invece rischierà di venire bruciato un pò come Hillary Clinton con Trump.

Resta la differenza del sistema francese in cui gli eventuali voti di sinistra confluirebbero sul candidato meno di destra e quindi potrebbero comunque portare alla vittoria Macron.

Una vittoria in cui  però il giovane leader si  troverebbe a governare un paese in cui lo status quo è destinato a non risolvere i problemi delle masse popolari impoverite da globalizzazione ed indebolimento dei diritti dei lavoratori.

Una politica di questo genere non serve ad invertire la deriva populista e la crescita delle forze di estrema destra ma ritarda solo quel momento permettendo nel frattempo al grande potere economico e finanziario di arricchirsi a scapito dei cittadini.

Proprio su questo versante si deve registrare la crescita di Melenchon, esponente della sinistra più radicale, che ha però trovato nei giovani il suo spazio per crescere nei consensi, proprio sulla base della necessità di un cambiamento che tuteli le fasce deboli messe in ginocchio dalla politica economica attuale.

Una clamorosa rimonta di Melenchon cambierebbe le sorti della politica francese e forse ridarebbe qualche speranza alla prospettiva di porre un freno alla deriva populista.

In questo ci sarebbe una similitudine con le elezioni americane in cui Bernie Sanders avrebbe potuto forse fare meglio della Clinton e  sottrarre voti a Trump nel campo dei ceti deboli ed arrabbiati nei confronti dell'establishment.