lunedì 28 novembre 2016

Cosa succederà a Cuba dopo la morte di Fidel Castro?


Cuba è considerata da decenni un simbolo della ribellione, una piccola isola che rovescia prima una dittatura feroce e poi resiste alle ingerenze della potenza americana distante solo qualche decina di miglia.

Per mezzo secolo  Fidel Castro ha fatto di Cuba uno stato comunista in cui non esisteva proprietà privata né partiti alternativi a quello comunista e l'economia era rigidamente controllata dallo Stato.

Nel 2006 il fratello di Fidel , Raul, ha guidato il paese, in conseguenza delle precarie condizioni di salute del "leader maximo" ed ha attuato una serie di riforme che hanno allargato le maglie statali sull'economia ed anche avviato una riconciliazione con gli Stati Uniti.

Cuba è in questo momento il paese di Raúl dove migliaia di turisti dall'Europa e dagli Stati Uniti viaggiano normalmente, in cui il potere militare è controllato da suoi fedelissimi e dove la proprietà privata e le società private sono consentite entro certi limiti di grandezza.

Nonostante ciò la morte di  Fidel avviene in un momento di grande incertezza per Cuba, in conseguenza dei problemi economici del Venezuela, grande finanziatore energetico di Cuba, e dell'elezione di Donald Trump  a presidente degli Stati Uniti, il quale  non sembra propenso come il suo predecessore a togliere l'embargo commerciale con l'isola.

La morte di Fidel porta Cuba ad un bivio, mantenere la struttura di controllo fin qui mantenuta o aprire completamente le porte ad un'economia globale e quindi ad una colonizzazione americana?

Secondo il direttore di Cuba Posible un'organizzazione dell'havana che promuove il dialogo politico, la morte di Fidel avrà un impatto emotivo sul paese ma il governo è stabile e fortemente nelle mani del fratello Raul per cui non ci saranno cambiamenti.

Secondo alcuni osservatori senza Fidel, sarà possibile per il fratello fare nuove riforme economiche maggiormente liberali, in particolare perché il turismo non sembra bastare all'economia cubana che soffre di carenza di scorte alimentari per la popolazione che quindi risulta frustrata, essendo invece diversa la situazione nei resort e per i turisti.

Raúl ha sempre sostenuto che il suo obiettivo è quello di costruire un socialismo più sostenibile e prospero. Indubbiamente per mantenere questa forma di governo e questo tipo di controllo statale a Cuba servirebbe la fine dell'embargo commerciale statunitense oppure una migliore situazione economica per il Venezuela se non un nuovo amico che potesse aiutarlo economicamente come la Cina.

Difficile però che con Trump gli Stati Uniti possano concedere qualcosa al vecchio nemico senza voler influire politicamente sul governo, ma forse anche gli altri paesi potrebbero avere obiettivi simili.

Raul è attualmente in forte controllo del paese ma ha 85 anni ed ha annunciato di volersi ritirare nel 2018.
Il suo vice presidente  Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, 56, é considerato l'erede alla presidenza ma non ci sono al momento indicazioni ufficiali, in ogni caso sarà importante verificare quanto sia forte íl controllo di Raul e di un suo eventuale erede sulle forze militari e politiche dell'isola  in presenza del sicuro futuro aumento  delle ingerenze straniere sul paese in particolare in una condizione economica non particolarmente florida.