mercoledì 9 novembre 2016

Ha vinto Trump, cosa succede ora (anche in Italia)

 
Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali statunitensi con un risultato a sorpresa anche se non imprevedibile. Noi stessi qui avevamo indicato la possibilità di Trump di sovvertire i pronostici basandoci soprattutto sulla ritrosia di un certo numero di persone a rivelare nei sondaggi la propria preferenza per il candidato "politicamente scorretto".

La vittoria di Trump è dovuta principalmente alla sua capacità di rapportarsi con quella parte del paese che si è trovata impoverita dalla globalizzazione e che non è più disposta ad accettare la politica dell'establishment. Un segnale di questo disagio era venuto dal successo di Bernie Sanders nelle primarie democratiche e sicuramente Trump ha saputo, seppur con argomenti demagogici e populisti, riuscire a richiamare la speranza del paese in un futuro migliore.
Secondo  Noam Chomsky  “sembra che Trump abbia appeal soprattutto sui segmenti della popolazione bianca meno istruita. Cioè la classe medio bassa e la classe operaia: sono persone arrabbiate, frustrate, spaventate e amareggiati per il fatto – ed è un fatto – di essere sempre stati tenuti ai margini”. Secondo lo studioso, “I programmi neoliberali della generazione passata sono stati dannosi per le popolazioni colpite più o meno dappertutto, e certe volte in modo molto serio."

 “Negli Usa, i programmi neoliberisti hanno comportato, per gran parte della popolazione o la stagnazione o proprio il declino, indebolendo il funzionamento della democrazia, riducendo i vantaggi per le persone e il welfare sociale. La gente non ha bisogno di leggere studi accademici per sapere che i salari medi per lavoratori uomini sono più o meno al livello di quelli del 1960, mentre la ricchezza si è concentrata in pochissime mani. Per sapere che le strategie aziendali hanno spostato all’estero la manifattura. Per sapere che una grande maggioranza della popolazione è, nella sostanza, priva del diritto di voto – nel senso che i loro rappresentanti non si curano dei loro interessi”.

Occorre poi aggiungere che chi non voterebbe per lui rinuncia direttamente a votare non trovandosi rappresentato dall'altro candidato, in questo caso Hillary Clinton che già in passato ha dimostrato la sua mancanza di appeal soprattutto per la classe media per cui rappresenta quell'establishment  che li ha portati al declino.

Cosa succede ora? Quale sarà la politica americana con Trump?

A livello internazionale Trump ha sostenuto, almeno in campagna elettorale, una politica di distensione con la Russia ed un disimpegno in medio oriente e persino in Europa, arrivando anche a voler ridiscutere la Nato.

Ciò potrebbe portare anche per l'Italia un periodo di grande incertezza. Se davvero l'ombrello americano sull'Europa andasse indebolendosi sarebbe possibile l'inizio di una politica maggiormente aggressiva da parte della Russia che già oggi sta cercando di ristabilire la propria influenza sull'est europeo.

Paradossalmente una minore influenza americana potrebbe portare i paese europei ad un maggiore sforzo verso l'unificazione in modo da resistere agli interessi ed alle ingerenze russe. Non a caso più volte abbiamo già sperimentato come Putin cerchi di supportare quei partiti locali che sono contrari all'integrazione europea secondo il classico dettame "Divide et impera."

A livello interno invece l'atteggiamento apertamente discriminatorio che Trump ha usato in campagna elettorale potrebbe portare, se perseguito, a pericolosi conflitti sociali con le minoranze presenti nel paese. Sarà quindi difficile gestire una tensione razziale che già oggi è particolarmente violenta con le proteste della minoranza di colore nei confronti del comportamento della polizia nel paese.

Il fenomeno Trump seppur diverso da quello dei partiti populisti europei riflette un problema diffuso in tutte le democrazie occidentali, che è determinato dal progressivo impoverimento della classe media, seguito alla globalizzazione, ed alla diminuzione dei diritti della classe lavoratrice dovuta alle politiche di flessibilità. Tutto ciò ha portato a diminuire di fatto i salari ed aumentare le ore di lavoro. 

I  tassi di disoccupazione in paesi come gli Stati Uniti o la stessa Germania sono diminuiti ma accanto a questo fenomeno positivo sono diminuiti anche  i salari reali peggiorando  di fatto le condizioni di vita delle popolazioni anche nei paesi sviluppati e portando a sviluppare l'avversione verso la manodopera straniera che è di fatto maggiormente disponibile e lavorare per salari inferiori e perciò particolarmente benvenuta dai gruppi industriali.


Tutto ciò facilita l'azione dei partiti e dei leaders populisti come Trump in America ma anche come i vari partiti di destra in Europa che aumentano progressivamente i loro consensi.


L'ondata populista sembra quindi prossima ad abbattersi anche in Europa, come del resto si è capito con il referendum sulla Brexit in Gran Bretagna. Ciò sarà inevitabile se i partiti socialisti in Europa  non cambieranno politica cercando di  raccogliere il disagio delle classi più deboli come in qualche modo è avvenuto, seppur con alterne fortune, in Grecia e Spagna ma anche con Bernie Sanders negli ultimi anni.