giovedì 24 novembre 2016

Referendum costituzionale del 4 dicembre, come cambierebbe la Costituzione


Il 4 Dicembre gli italiani saranno chiamati a votare sul referendum costituzionale, per approvare o respingere le modifiche alla costituzione volute dal governo Renzi. Vediamo in modo comprensibile quali sono queste modifiche in modo da poter decidere con cognizione di causa.




Cosa succede al Senato se vince il sì?
La riforma prevede la fine del bicameralismo paritario. In caso di vittoria del si il Senato continuerebbe ad esistere ma il numero dei suoi componenti sarebbe ridotto da 315 a 95 senatori (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori, quindi non più eletti direttamente ma eletti dai consigli regionali su indicazione popolare - quindi non più in occasione delle elezioni politiche - più altri cinque nominati dal Presidente della Repubblica, i quali resteranno in carica per 7 anni (addio senatori a vita, quindi).

Le leggi dovranno passare da entrambi rami del parlamento ma la Camera avrà la possibilità di approvare una legge anche senza il consenso del senato. Se vince il Sì invece la Camera sarà anche l’unica a votare la fiducia all’esecutivo. Il Senato avrà piena competenza solo su riforme e leggi costituzionali e potrà chiedere alla Camera di modificare le leggi ordinarie, ma quest’ultima non sarà tenuta a dar seguito alla richiesta. In pratica, il Senato vedrà ridotte molte delle sue funzioni e continuerà ad esistere solo come elemento di raccordo tra lo Stato centrale e gli enti territoriali (regioni e comuni).

Come cambia l’elezione del Capo dello Stato se vince il sì?
Viene modificato il quorum necessario per l'elezione del Capo dello Stato. Dal quarto scrutinio in poi sarà infatti necessaria la maggioranza dei tre quinti dell’Assemblea, e non più la maggioranza assoluta come accade oggi. Dal settimo scrutinio saranno necessari i tre quinti dei votanti. Spariscono inoltre i cosiddetti grandi elettori. Venuti meno i poteri del Senato, la seconda carica dello Stato diventa il presidente della Camera, al quale spetta la supplenza nel caso in cui il Presidente della Repubblica non possa adempiere le proprie funzioni.

Come cambia il rapporto Stato-Regioni se vince il sì?
Viene modificato il Titolo V, che regola il rapporto Stato-Regioni. Con la riforma, Roma si riappropria di importanti competenze che ora appartengono alle regioni, come: ‘la tutela e la promozione della concorrenza; il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; le norme sul procedimento amministrativo e sulla disciplina giuridica del lavoro pubblico; le disposizioni generali per la tutela della salute; la sicurezza alimentare; la tutela e sicurezza del lavoro, nonché le politiche attive del lavoro; l’ordinamento scolastico, l’istruzione universitaria e la programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica’.

Oltre al Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), se vince il Sì spariscono definitivamente anche le province, che nel frattempo sono sopravvissute come enti di secondo livello. Essendo state inserite in Costituzione nel 2001, per la loro soppressione si è resa quindi necessario riformare la Carta.

Come cambia l’istituto referendario se vince il sì?
Se vince il sì, per la prima volta in Italia potranno essere indetti referendum propositivi, cioè per introdurre nuove leggi, e non più solo abrogativi. Sarà più difficile però presentare un ddl di iniziativa popolare: il numero necessario di firme da raccogliere sale da 50mila a 150mila.